I sindacalisti sulle barricate

| Borgo delle Grazie 1

Una foto di Armando Amoretti mostra una scena che potrebbe apparire insolita pensando ai fatti dell’agosto 1922: alcuni soldati seduti all’ingresso della Camera del lavoro di borgo delle Grazie insieme a ragazzi e lavoratori. In quei giorni, infatti, un piccolo drappello di militari entrò in Oltretorrente per presidiare la centrale sindacalista rivoluzionaria, considerata dalle autorità – diremmo oggi – un “obiettivo sensibile”. Molte infatti erano le ragioni del livore fascista verso i dirigenti di borgo delle Grazie.

Insieme a molti di loro come Alceste De Ambris, tra l’estate 1914 e il maggio 1915, Benito Mussolini e altri futuri fondatori del fascismo avevano organizzato le mobilitazioni per l’intervento dell’Italia nella Grande guerra.

E insieme a loro, alla fine del conflitto, avevano animato tante battaglie nel nome della “rivoluzione patriottica”. Nel 1919, poi, in diversi – tra i quali anche De Ambris – avevano partecipato alla costituzione dei fasci di combattimento e i loro scritti erano stati ospitati con tutti gli onori sulle pagine de «il Popolo d’Italia».

A differenza di altre città, tuttavia, dove molti sindacalisti rivoluzionari passarono, armi e bagagli, al Partito fascista, quando le squadre nere iniziarono a colpire lavoratori e sedi operaie (svelando il legame tra squadrismo e interessi della grande borghesia) a Parma i dirigenti di borgo delle Grazie se ne distaccarono.

Fotografie e documenti

Le divergenze mutarono poi in scontro aperto, tanto che la Camera del lavoro diede vita anche a una propria milizia di giovani lavoratori – la Legione proletaria “Filippo Corridoni” – con il compito di difendersi dalle aggressioni nere. Questa scelta antifascista ebbe conseguenze rilevanti nel Parmense perché sottrasse il consenso del combattentismo patriottico al fascismo locale, negandogli legittimità negli ambienti popolari e relegandolo in un ambito minoritario, composto per lo più da uomini della piccola e media borghesia urbana.

Nei giorni dell’agosto, dunque, la volontà dei fascisti di colpire borgo delle Grazie era determinata non solo dalla necessità di piegare una robusta organizzazione avversaria ma di strapparle l’egemonia sui reduci delle classi popolari. Viceversa, per i sindacalisti – guidati in quei giorni da Vittorio Picelli, segretario della Camera del lavoro e fratello di Guido – difendere militarmente quel luogo significò anche rivendicare la vecchia scelta dell’interventismo patriottico senza abbandonare la prospettiva di una rivoluzione nel nome del mondo del lavoro.

Per saperne di più...

Becchetti Margherita, Fuochi oltre il ponte. Rivolte e conflitti sociali a Parma 1868-1915, Mup, Parma 2021 (I ed. DeriveApprodi 2013).

Becchetti Margherita, L’utopia della concretezza. Vita di Giovanni Faraboli socialista e cooperatore, Clueb, Bologna 2012.

Serventi Longhi Enrico, Alceste De Ambris. L’utopia concreta di un rivoluzionario sindacalista, FrancoAngeli, Milano 2011.

Cervetti Valerio, Siam liberi, siam forti e siamo tanti… I 120 anni della Camera del Lavoro di Parma, Ediesse, Roma 2013.

Sereni Umberto, Alla conquista del “Liberato Mondo”. La Camera del Lavoro di Parma dal 1907 al 1923, in Nel segno di Garibaldi. Cent’anni di Camera del Lavoro a Parma, Pps, Parma 1993, pp. 43-69.

Sereni Umberto, Il movimento cooperativo a Parma tra riformismo e sindacalismo, De Donato, Bari 1977.