Ulisse Corazza e i cattolici sulle barricate

| Via Benassi 5

Nel 1922 Ulisse Corazza era un operaio meccanico che viveva con la moglie e la figlia in vicolo Santa Caterina, a pochi passi da dove, la mattina del 4 agosto, due colpi sparati dalle terrazze dei bagni pubblici (oggi Teatro Due) lo colpirono uccidendolo. Corazza era un ex combattente e attivista del Circolo dell’Azione cattolica “Domenico Maria Villa”. Da un paio d’anni era anche stato eletto consigliere comunale per il Partito popolare.

Quella mattina non avrebbe dovuto trovarsi in via San Felice (oggi viale Maria Luigia), che all’epoca era soltanto una piccola strada sterrata sul terrapieno che fungeva da argine al torrente, dietro cui arditi del popolo e uomini dei borghi vigilavano armati affinché i fascisti non attraversassero ponte Caprazucca.

Non avrebbe dovuto per molte ragioni: innanzi tutto le organizzazioni cattoliche cui faceva riferimento non avevano aderito allo sciopero generale proclamato dall’Alleanza del lavoro per il 1° agosto. In secondo luogo, i più importanti dirigenti del Ppi locale – come Giuseppe Micheli, patriarca indiscusso del movimento cattolico parmense, deputato e già ministro, o Felice Corini, segretario provinciale del partito – avevano invitato i propri militanti a non aderire agli scontri coi fascisti ma, anzi, a dedicarsi a un’opera di pacificazione, come del resto stava facendo in quei giorni anche il vescovo della città, monsignor Guido Maria Conforti.

Fotografie e documenti

La loro indicazione era insomma quella di appellarsi alle autorità regie, senza scatenare altri motivi di contrapposizione. Ciò nonostante, negli ambienti del Partito popolare si era aperta la discussione su cosa fare perché, se anche tra il 1919 e il 1920 il partito di don Sturzo aveva giustificato le aggressioni fasciste contro i socialisti come reazione alle “violenze rosse”, ora anche i cattolici condannavano con fermezza le brutalità squadriste.

E dunque, nell’agosto 1922 dietro le barricate non vi erano solo le squadre degli Arditi del popolo: in molti si era aggiunti a loro, come i sacerdoti del quartiere – che consentirono agli arditi di usare le panche delle chiese per sbarrare le strade o di salire sui campanili come vedette – e come Corazza e altri giovani cattolici che senza esitazione imbracciarono le armi.

Per saperne di più...

Gambetta William, Nemici a confronto. Movimento cattolico e sinistra nella Parma del primo dopoguerra 1919-1922, in Giorgio Vecchio e Matteo Truffelli (a cura di), Giuseppe Micheli nella storia d’Italia e nella storia di Parma, Carocci, Roma 2002, pp. 351-375.

Boggio Tomasaz Cecilia, Cattolici e impegno politico a Parma 1900-1925, Il Borgo, Parma 1998.

Bonardi Pietro, Cattolici e Chiesa nella lotta politica, in Dietro le barricate, Parma 1922, Istituto storico della Resistenza per la provincia di Parma, Parma 1983, pp. 263-273.

Leoni Aldo, Il circolo cattolico “Domenico Maria Villa” dell’Oltretorrente parmense durante il pontificato di Pio XI, in Chiesa, Azione Cattolica e fascismo nell’Italia settentrionale durante il pontificato di Pio XI (1922-1939), Vita e Pensiero, Milano 1979, pp. 1036-1057

Cavalli Giuseppe, Le “cinque giornate” di Parma e Ulisse Corazza, in Il contributo dei cattolici alla lotta di Liberazione in Emilia-Romagna. Atti del 2° Convegno di studi, Salsomaggiore 1-3 maggio 1964, Apc, Parma 1995 (I ed. 1966), pp. 243-270.