Le giornate d’agosto

| Piazzale Picelli

Balbo hai passato l’Atlantico ma mica la Parma… da decenni questa scritta campeggia su un muro del torrente Parma, all’ingresso dell’Oltretorrente. Probabilmente una battuta d’osteria, mormorata tra i denti fin dai primi anni Trenta, quando Italo Balbo, divenuto un uomo potente e tra i più fidati gerarchi del dittatore, compì le sue prime trasvolate oceaniche. Una battuta con cui la gente dei borghi ricordava la cocente sconfitta dei fascisti nell’afa d’agosto del 1922, quando a migliaia dovettero lasciare la città senza essere riusciti a penetrare nei “borghi ribelli” dell’Oltretorrente e del rione Naviglio-Saffi.

Motivo scatenante di quelle giornate era stato lo sciopero generale in «difesa delle libertà politiche e sindacali» che i rappresentanti dell’Alleanza del lavoro (un ampio fronte sindacale) avevano proclamato per il 1° agosto, in reazione alla violenza fascista che, da oltre un anno, dilagava in tutta Italia, spesso tollerata dalle forze dell’ordine.

Fotografie e documenti

Quello sciopero, però, era diventato l’occasione per nuove e più estese aggressioni nere, da cui solo poche città riuscirono a difendersi. Tra queste Parma, dove fin dal primo giorno arrivarono centinaia di camicie nere dalle campagne e dalle province vicine e, nei giorni successivi, anche importanti ras dello squadrismo, il più famoso dei quali fu appunto Italo Balbo.

Armati e inquadrati, i fascisti occuparono facilmente “Parma nuova”‒ la città intorno a piazza Garibaldi ‒ dove aggredirono cittadini inermi e devastarono circoli, giornali e studi di notabili democratici. Non riuscirono però a entrare nei rioni popolari, dove gli abitanti innalzarono barricate, respingendo per diversi giorni i loro assalti.

A guidare la rivolta furono gli Arditi del popolo, comandati da Guido Picelli, ai quali si affiancarono uomini di ogni orientamento antifascista: anarchici, comunisti, socialisti, sindacalisti rivoluzionari, repubblicani, popolari, liberali democratici… Dietro di loro, poi, si attivò tutta la popolazione dei borghi che sostenne una resistenza di giorno in giorno più tenace, fino a quando, il pomeriggio del 5 agosto, i fascisti iniziarono ad andarsene.

Per quella gente si trattò di una vittoria straordinaria che nell’immediato suscitò esultanza e orgoglio ma presto superò i confini cittadini, divenendo motivo di riflessione per l’intero movimento antifascista.

Per saperne di più...

Becchetti Margherita, Gambetta William e Magri Francesca (a cura di), Alle barricate! Agosto 1922: la città, i protagonisti, la memoria, Grafiche Step, Parma 2022.

Minardi Marco, Le «trincee del popolo». Borgo del Naviglio, rione Trinità, Parma 1922, Ediesse, Roma 2012.

Montali Roberto (a cura di), Le due città. Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1926), Silva, Parma 2008.

«Storia e documenti», [numero monografico sulle Barricate], n. 7, 2002.

Palazzino Mario, “Da Prefetto Parma a gabinetto Ministro Interno”. Le Barricate antifasciste del 1922 viste attraverso i dispacci dei tutori dell’ordine pubblico, Silva, Parma 2002.

Dietro le barricate, Parma 1922, Istituto storico della Resistenza per la provincia di Parma, Parma 1983.